20 maggio 2008

COMPOSIZIONE CHIMICA

L'ECSTASY O MDMA (3,4-METILENDIOXIMETAMFETAMINA) è un composto chimico semi-sintetico. L'MDMA venne brevettato nel 1913 da una compagnia tedesca chiamata Merck anche se il brevetto non ne contemplava i possibili usi.
Nel 1953 l'US Army Chemical Center se ne interessò brevemente concludendo che era meno tossico di altre sostanza conosciute e quindi non interessante dal punto di vista bellico. Rimase chiuso in un cassetto fino al 1976 quando Alexander Shulgin se ne interesso' per le sue qualità psicoattive. Chimicamente è un derivato dell'amfetamina (3,4-metilendioxiamfetamina), anche se per la sua sintesi si parte da un composto ottenibile attraverso l'estrazione da oli vegetali. Nella sua forma pura si presenta come una polvere cristallina bianca e la forma di somministrazione più utilizzata è l'assunzione per os.
Le dosi usuali sono comprese all'incirca tra gli 80 e i 160 mg, in quanto viene considerata dose efficace standard l'assunzione di 2 mg su kg di peso corporeo. Tuttavia occorre registrare che gli effetti della droga non sono strettamente correlati al peso dell'individuo.
La MDMA è una droga serotoninergica, in quanto influenza il normale metabolismo della serotonina. La serotonina è uno dei maggiori neurotrasmettitori cerebrali, è sintetizzata in neuroni specifici e immagazzinata nelle vescicole sinaptiche. Le funzioni di questo neurotrasmettitore sono numerose e pare correlato ad esso il controllo dell'appetito (gli anoressizzanti utilizzati nelle diete sono amfetamine), il sonno, la memoria e l'apprendimento, la termoregolazione, l'umore, il comportamento, le funzioni cardiovascolari, le contrazioni muscolari, la regolazione endocrina e la depressione.
Nel corso del suo metabolismo normale la serotonina viene rilasciata nello spazio fra due neuroni e interagisce con dei recettori presenti sulla superficie dei neuroni stessi determinando l'attivazione delle diverse reazioni dell'organismo. Espletata la sua funzione di mediatore, una parte viene "riassorbita" e immagazzinata per usi futuri ( procedimento che prende il nome di reuptake), una parte viene metabolizzata dalle monoammino ossidasi (MAO).
L'ecstasy agisce bloccando il reuptake della serotonina in maniera molto simile a quei farmaci antidepressivi come la fluoxetina (Prozac). Diversamente da questi medicinali, tuttavia, la MDMA entra nei neuroni e favorisce il rilascio di ulteriore serotonina.

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eroina

L'eroina (diacetilmorfina) è una sostanza semisintetica ottenuta dall'alcaloide morfina per reazione con l'anidride acetica. La dipendenza da eroina è identica a quella da morfina, ma si instaura più in fretta e con quantitativi di sostanza più bassi. Anche le dosi letali sono più basse, per cui il rischio di overdose è maggiore. Gli alcaloidi sono senza dubbio le sostanze che inducono maggiori effetti sugli organismi animali tra i costituenti delle piante, i più studiati ed utilizzati dalla farmacologia ufficiale. Si estraggono dalla pianta tramite processi:

* di sublimazione (evaporazione e deposito cristallino su superficie fredda)

* tramite soluzione (cocaina in gasolio)

* residuo di distillazione.

Nella macerazione idralcolica si liberano spesso se il soluto viene acidulato (aceto, succo di limone, acido ascorbico).

oppio

L'oppio è molto ricco di sostanze alcaloidi o lievemente basiche: di queste, quelle con struttura chimica fenantrenica (morfina, codeina e tebaina) sono analgesiche, costipanti ed euforizzanti, mentre quelle isochinoliniche (papaverina, noscapina, narceina) sono solo spasmolitiche. L'azione analgesica ed euforizzante, sfruttata in medicina e a scopo ricreativo dai tossicodipendenti, è dovuta soprattutto alla morfina, che è presente nell'oppio dal 2%-3% in peso (oppio cinese) fino al 20% della varietà turca karahissar (montagna nera). La farmacopea ufficiale italiana ammette l'uso

terapeutico di oppio ma specifica che il suo contenuto di morfina deve essere compreso fra il 9,8% e il 10,2%.

cocaina

È un alcaloide che si ottiene dalle foglie della coca (Erythroxylum coca), pianta originaria del Sud America, principalmente del Perù e della Bolivia, o per sintesi dall'ecgonina.


Formula chimica:

C17H21NO4; massa molecolare: 303,36 amu; punto di fusione: 98 °C; si presenta sotto forma di cristalli bianchi, inodori e amari.


Esistono vari nomi gergali per definire la cocaina che variano in relazione alla zona geografica, i più diffusi sono: coca, neve, bianca, cubaita, polvere di stelle e polvere d'angelo, piscia di gatto, barella, merce, bamba, dinamite, granita, svelta, bonza, bagna, shoppa,ollu bagna, sciusta, ecc.(www.wikipedia.com)


LA COMPOSIZIONE CHIMICA DEL CANNABIS

I recettori cannabinoidi sono una classe di recettori della famiglia dei recettori accoppiati alla proteina G. La stimolazione dei recettori cannabinoidi inibisce l'enzima adenil-ciclasi e quindi la produzione di AMP ciclico, effetto contrario a quello della caffeina.I loro ligandi sono i cannabinoidi: endocannabinoidi, cannabinoidi naturali e cannabinoidi di sintesi.Attualmente si conoscono due tipi di recettori cannabinoidi: il recettore CB1, scoperto nel 1990 , e il recettore CB2, individuato nel 1993. Alcuni ricercatori suppongono l'esistenza di un terzo tipo di recettore, ma ciò non è stato ancora confermato.I recettori CB1 si trovano principalmente nell'encefalo, in particolare nei gangli basali, globus pallidus e substantia nigra e, in misura minore, nel cervelletto, nell'ippocampo, nel nucleo caudato, nel putamen, nell'ipotalamo e nell'amigdala. Sono stati inoltre individuati, ma con minore densità, anche nei polmoni, nel fegato, nei reni e nelle cellule dell'apparato riproduttivo sia maschile che femminile. I recettori CB1 sono invece assenti nel midollo allungato, la parte del sistema nervoso che presiede al controllo delle funzioni respiratorie e cardiovascolari. La stimolazione dei recettori CB1 rende conto degli effetti euforizzanti dei cannabinoidi ma anche della loro azione antiemetica, antiossidante, ipotensiva, immunosoppressiva,antinfiammatoria, analgesica,antispastica e stimolante dell'appetito.Si è a lungo ritenuto che i recettori CB2 si trovassero quasi esclusivamente sulle cellule T del sistema immunitario, con la più alta densità a livello della milza. Un recente studio[1] ha invece mostrato la loro presenza anche a livello del sistema nervoso centrale. La stimolazione dei recettori CB2 sembra essere responsabile principalmente della azione infiammatoria e immunomodulatrice dei cannabinoidi.La struttura chimica dei cannabinoidi può essere descritta come quella di un terpene unito ad un resorcinolo a sostituzione alchilica, oppure come quella di un sistema ad anello benzopiranico. Le due descrizioni implicano anche una nomenclatura differente, con la prima il principale cannabinoide viene definito come delta-1-tetraidrocannabinolo (delta-1-THC) mentre con la seconda diventa delta-9-THC (entrambi d'ora in poi semplicemente THC).

I cannabinoidi finora riscontrati si possono dividere in "tipi" chimici (tra parentesi l'abbreviazione e il numero di composti):

  • tipo cannabigerolo (CBG; 6);

  • tipo cannabicromene (CBC; 5);

  • tipo cannabidiolo (CBD; 7);

  • tipo delta-9-THC (D-9-THC; 9);

  • tipo delta-8-THC (D-8-THC; 1, prob. artefatto);

  • tipo cannabinolo (CBN; 1, prob. artefatto);

  • tipo cannabinodiolo (prob. artefatto);

  • tipo cannabiciclolo (3);

  • tipo cannabielsoino (5);

  • tipo canabitriolo (9);

  • tetraidrocannabivarina (THCV)

Contenuto in THC [modifica]

Nelle varietà con effetti psicoattivi, la percentuale di THC può variare dal 7% al 14%.
È stato ipotizzato da alcuni che il mercato illegale della cannabis britannico sia dominato da varietà estremamente ricche in THC, fino a 20 volte i livelli normali, ovvero fino ad una concentrazione del 30%, ma nel settembre del 2007 studi non ancora pubblicati dell'università di Oxford ma anticipati dal Professor Iversen[16] [17] asseriscono che per quanto riguarda il mercato della cannabis britannica, i contenuti in THC della droga in vendita non sono in media superiori al 14%, ovvero sono solo raddoppiati dal 1995 al 2005, e che il campione con il più elevato tenore di THC non supererebbe il 24%. A facilitare il percorso verso % più elevate è stata la tecnica di coltura indoor che permette di ottimizzare la qualità del prodotto. Infatti, non è detto che non esistano varietà molto più ricche in THC, ma esse non sono dominanti sul mercato e probabilmente limitato ad una cerchia più ristretta del mercato.



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