I malati di Aids ed altri pazienti che soffrono di dolore neuropatico, e tanti medici illuminati e avvertiti, sanno da oltre un decennio che ricorrere alla canapa è probabilmente il modo più efficace e meno tossico di contrastare questo difficile sintomo; lo sanno grazie alla loro esperienza clinica.
Il dolore neuropatico non è che uno di innumerevoli sintomi e sindromi emergenti da una montagna di dati aneddotici. Essi da molto tempo hanno dimostrato che la marijuana è una medicina sicura ed efficace.
Oggi i farmaci devono superare test rigorosi, lunghi e costosi per ottenere l’approvazione da parte dell’apposita agenzia di regolamentazione (la Food and Drug Administration negli Usa) ed essere quindi commercializzati. Scopo dei test è tutelare il consumatore accertando la sicurezza e l’efficacia dei farmaci. Poiché nessuna sostanza è completamente sicura né sempre efficace, si presume che un farmaco approvato da questa agenzia abbia superato una analisi rischi-benefici. Inizialmente, la sicurezza del farmaco è accertata attraverso esperimenti sugli animali e sulle persone. Poi vengono condotti studi controllati per stabilire se la sostanza non ha un semplice effetto placebo (sostanza non farmacologica che viene utilizzata per scopi benefici contro malattie) ed è più utile di altri farmaci già in commercio.
Secondo le autorità sanitarie e di governo, per poter rendere la marijuana legalmente accessibile ai malati bisogna prima effettuare questo tipo di studio per ciascuna delle sue indicazioni terapeutiche. Ma non tutti sono favorevoli ad applicare questi studi ad una sostanza come la marjuana.
Non perchè la sicurezza della sostanza sia discutibile, infatti essa è stata usata per migliaia di anni da milioni di persone senza che siano stati riferiti casi di decesso, e le evidenze di significativa tossicità sono molto limitate.
I moltissimi medici e pazienti che in tutto il mondo hanno sperimentato l’uso terapeutico della cannabis, hanno potuto osservare come essa spesso garantisca risultati migliori, con minori effetti collaterali, rispetto alle medicine convenzionali.
Generalmente, le case farmaceutiche proprietarie del brevetto su un terapico promettente sono disposte a investire le grosse somme di denaro necessarie a eseguire gli studi controllati a doppio cieco richiesti dalla Food and Drug Administration per l’approvazione del potenziale nuovo farmaco. Poiché non c’è possibilità di acquisire un brevetto sulla marijuana, le case farmaceutiche non hanno un interesse diretto nei suoi confronti.
Lo studio di Abrams è stato finanziato dallo Stato della California. In futuro, gli eventuali studi controllati sulle varie proprietà terapeutiche già note della cannabis dovrebbero essere finanziati da fonti private o governative. Ma poiché la posizione ufficiale del governo Usa è che «la marijuana non è una medicina», è estremamente improbabile che esso sottoscriva un forte investimento per vedere la sua posizione confutata in modo «più scientifico» di quanto non faccia già oggi l’enorme massa di dati aneddotici.
Attualmente le evidenze aneddotiche sono tenute in considerazione molto meno che in passato, eppure sono la fonte di molte delle nostre conoscenze sulle medicine sintetiche e sui derivati delle piante. Non furono necessari esperimenti controllati per riconoscere il potenziale terapeutico del cloralio idrato, dei barbiturici, dell’aspirina, del curaro, dell’insulina, o della penicillina. Gli aneddoti presentano un problema che la medicina ha sempre avuto: la fallacia aneddotica o la fallacia della enumerazione delle circostanze favorevoli (contare i successi e ignorare gli insuccessi). Perciò, alcuni potrebbero giudicare irresponsabile suggerire su base aneddotica che la marijuana può aiutare persone affette da varie patologie. Questo potrebbe essere un problema se la marijuana fosse una droga particolarmente pericolosa, ma di fatto è notevolmente sicura. Anche nell’eventualità improbabile che solo pochi pazienti ottengano il giovamento sperato, possiamo comunque sostenere che la cannabis deve essere messa a loro disposizione, poiché i rischi sono molto contenuti e produrla costa decisamente poco.
Il dronabinolo (Marinol) – Thc incapsulato in olio di sesamo – fu immesso in commercio due decenni fa. Ci si attendeva da esso una efficacia pari a quella della marijuana, tuttavia non è riuscito a soppiantarla perché non è efficace o utile quanto lo è la marijuana, sia essa ingerita (ad esempio nei biscotti) o fumata. Devo ancora conoscere un paziente che, avendo provato sia la marijuana che il Marinol, preferisca il secondo. Una ragione è che come per le preparazioni orali di cannabis indica nel XIX secolo, con il loro effetto lento, la dose appropriata di dronabinolo è molto più difficile da calibrare rispetto alla cannabis fumata, i cui effetti terapeutici compaiono nel giro di pochi minuti.
La ragione più comune per cui chi può scegliere tra queste due forme di cannabis sceglie il dronabinolo, è il fatto che quest’ultimo è legale.
fouriluogo.it
é stato utilizzato questo sito perchè è sembrato opportuno utilizzare una fonte redatta da persone che hanno sperimentato direttamente l'utilizzo della cannabis come medicinale, facendo riferimento anche ad associazioni che regolamentano la commercializzazione della stessa.
Usa. Importante associazione medica in difesa della marijuana terapeutica
Una delle maggiori organizzazioni mediche statunitensi ha pubblicato un rapporto, sottolineando i benefici della marijuana terapeutica per i malati gravi. I medici di questa associazione hanno demolito i miti sostenuti da coloro che si oppongono alla somministrazione della sostanza.
L'America College of Physicians e' la piu' grande organizzazione per numero di specializzazioni al suo interno, ed e' la seconda per quanto riguarda il numero di iscritti. Sono iscritti 124 mila dottori (cardiologi, neurologi, oncologi, tra i tanti), e pubblica la rivista "Annals of Internal Medicine".
Nel rapporto, di dieci pagine, l'ACP spiega che il governo federale sbaglia nel classificare la marijuana come una sostanza non adatta al consumo medico, chiedendo che sia immediatamente rivisto lo "status della sostanza", fornendo prove della sua sicurezza ed efficacia per alcune malattie. L'ACP chiede anche che i consumatori/malati siano protetti dal pericolo di essere arrestati dagli agenti federali se la legge dello Stato ne consenta l'utilizzo.
L'associazione chiarisce, punto per punto, tutti gli argomenti usati dagli oppositori all'utilizzo della sostanza:
1) Il componente attivo della marijuana puo' dare sollievo ad alcuni sintomi dell'Aids, o della chemioterapia (nausea, perdita di appetito, dolori gravi), effetto non trovato in nessun altra medicina;
2) L'uso del vaporizzatore previene gli effetti del fumo, mentre conserva gli effetti della marijuana;
3) La pillola di THC chiamata Marinol, venduta come se fosse marijuana, ha in realta' dei limiti all'utilizzo, dovuti ad un lenta assimilazione ed effetti negativi molto gravi.
Il gruppo rappresenta 124 mila medici, i quali hanno dichiarato che e' tempo che la politica riconosca "che la marijuana ha dimostrato di essere efficace per curare alcuni sintomi, avendo inoltre una bassa tossicita'".
www.droghe aduc.it
CANNABIS AD USO TERAPEUTICO. DISPOSIZIONI RIGUARDANTI L'ACQUISTO, IL POSSESSO, LA COLTIVAZIONE, L'USO, IL TRASFERIMENTO ED IL TRASPORTO.
La presente proposta di legge e' elaborata in collaborazione con l'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori).
La proibizione della cannabis vale per tutti i cittadini, inclusi coloro che sono gravemente malati e che spesso soffrono in maniera insopportabile. Eppure sono numerosissimi gli studi e le sperimentazioni cliniche che dimostrano alcune importanti proprieta' terapeutiche della cannabis. Fra queste vi e' l'efficace azione terapeutica del dolore -in particolar modo di quello neuropatico- la nausea, il glaucoma, i disordini neuromotori. Inoltre la cannabis stimola l'appetito, specialmente nei pazienti affetti da Hiv, Aids, e demenza. Secondo studi recenti, la cannabis ha proprieta' inibitorie per alcuni tipi di tumori.
Sono moltissime le organizzazioni internazionali della salute che hanno espresso parere favorevole alla legalizzazione della cannabis per uso medico, sotto controllo del medico curante, e per la ricerca e sperimentazione clinica della cannabis.
Per questo e' necessario introdurre da subito fra i farmaci che gia' sono provvisti di autorizzazione al commercio, anche i derivati sintetici della cannabis, oggi disponibili nella gran parte dei Paesi europei. Ma questo non e' sufficiente. Secondo molte sperimentazioni cliniche e le testimonianze di moltissimi pazienti, uno dei problemi dei derivati sintetici della cannabis riguarda il metodo di somministrazione, che non e' in grado di dare all'organismo la quantita' sufficiente di cannabinoidi per alleviare efficacemente il dolore. Contrariamente al consumo di cannabis in forma naturale, ad esempio, la cannabis in pillole (Marinol) impiega da 1 a 4 ore per fare effetto. Inoltre, contrariamente alla coltivazione e all'acquisto di cannabis utilizzabile in forma naturale, la forma sintetica e' costosissima per l'utente e per il sistema sanitario, ad esclusivo beneficio delle case farmaceutiche che la producono.
Questa non e' una iniziativa legislativa che mira a legalizzare la cannabis; si vuole semplicemente dare corpo alla liberta' di ricerca medica, alla liberta' terapeutica, e all'esercizio pieno della libera professione medica. Chi violera' questa legge o ne fara' uso per fini diversi da quelli medici e di ricerca, sara' sempre e comunque soggetto alle sanzioni amministrative e penali previste nel Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. n. 309 del 9 ottobre 1990 e successive modifiche).