21 maggio 2008

IL FUTURO DELLA CANAPA COME MEDICINA

I malati di Aids ed altri pazienti che soffrono di dolore neuropatico, e tanti medici illuminati e avvertiti, sanno da oltre un decennio che ricorrere alla canapa è probabilmente il modo più efficace e meno tossico di contrastare questo difficile sintomo; lo sanno grazie alla loro esperienza clinica.

Il dolore neuropatico non è che uno di innumerevoli sintomi e sindromi emergenti da una montagna di dati aneddotici. Essi da molto tempo hanno dimostrato che la marijuana è una medicina sicura ed efficace.
Oggi i farmaci devono superare test rigorosi, lunghi e costosi per ottenere l’approvazione da parte dell’apposita agenzia di regolamentazione (la Food and Drug Administration negli Usa) ed essere quindi commercializzati. Scopo dei test è tutelare il consumatore accertando la sicurezza e l’efficacia dei farmaci. Poiché nessuna sostanza è completamente sicura né sempre efficace, si presume che un farmaco approvato da questa agenzia abbia superato una analisi rischi-benefici. Inizialmente, la sicurezza del farmaco è accertata attraverso esperimenti sugli animali e sulle persone. Poi vengono condotti studi controllati per stabilire se la sostanza non ha un semplice effetto placebo (sostanza non farmacologica che viene utilizzata per scopi benefici contro malattie) ed è più utile di altri farmaci già in commercio.
Secondo le autorità sanitarie e di governo, per poter rendere la marijuana legalmente accessibile ai malati bisogna prima effettuare questo tipo di studio per ciascuna delle sue indicazioni terapeutiche. Ma non tutti sono favorevoli ad applicare questi studi ad una sostanza come la marjuana.
Non perchè la sicurezza della sostanza sia discutibile, infatti essa è stata usata per migliaia di anni da milioni di persone senza che siano stati riferiti casi di decesso, e le evidenze di significativa tossicità sono molto limitate.
I moltissimi medici e pazienti che in tutto il mondo hanno sperimentato l’uso terapeutico della cannabis, hanno potuto osservare come essa spesso garantisca risultati migliori, con minori effetti collaterali, rispetto alle medicine convenzionali.
Generalmente, le case farmaceutiche proprietarie del brevetto su un terapico promettente sono disposte a investire le grosse somme di denaro necessarie a eseguire gli studi controllati a doppio cieco richiesti dalla Food and Drug Administration per l’approvazione del potenziale nuovo farmaco. Poiché non c’è possibilità di acquisire un brevetto sulla marijuana, le case farmaceutiche non hanno un interesse diretto nei suoi confronti.
Lo studio di Abrams è stato finanziato dallo Stato della California. In futuro, gli eventuali studi controllati sulle varie proprietà terapeutiche già note della cannabis dovrebbero essere finanziati da fonti private o governative. Ma poiché la posizione ufficiale del governo Usa è che «la marijuana non è una medicina», è estremamente improbabile che esso sottoscriva un forte investimento per vedere la sua posizione confutata in modo «più scientifico» di quanto non faccia già oggi l’enorme massa di dati aneddotici.
Attualmente le evidenze aneddotiche sono tenute in considerazione molto meno che in passato, eppure sono la fonte di molte delle nostre conoscenze sulle medicine sintetiche e sui derivati delle piante. Non furono necessari esperimenti controllati per riconoscere il potenziale terapeutico del cloralio idrato, dei barbiturici, dell’aspirina, del curaro, dell’insulina, o della penicillina. Gli aneddoti presentano un problema che la medicina ha sempre avuto: la fallacia aneddotica o la fallacia della enumerazione delle circostanze favorevoli (contare i successi e ignorare gli insuccessi). Perciò, alcuni potrebbero giudicare irresponsabile suggerire su base aneddotica che la marijuana può aiutare persone affette da varie patologie. Questo potrebbe essere un problema se la marijuana fosse una droga particolarmente pericolosa, ma di fatto è notevolmente sicura. Anche nell’eventualità improbabile che solo pochi pazienti ottengano il giovamento sperato, possiamo comunque sostenere che la cannabis deve essere messa a loro disposizione, poiché i rischi sono molto contenuti e produrla costa decisamente poco.
Il dronabinolo (Marinol) – Thc incapsulato in olio di sesamo – fu immesso in commercio due decenni fa. Ci si attendeva da esso una efficacia pari a quella della marijuana, tuttavia non è riuscito a soppiantarla perché non è efficace o utile quanto lo è la marijuana, sia essa ingerita (ad esempio nei biscotti) o fumata. Devo ancora conoscere un paziente che, avendo provato sia la marijuana che il Marinol, preferisca il secondo. Una ragione è che come per le preparazioni orali di cannabis indica nel XIX secolo, con il loro effetto lento, la dose appropriata di dronabinolo è molto più difficile da calibrare rispetto alla cannabis fumata, i cui effetti terapeutici compaiono nel giro di pochi minuti.
La ragione più comune per cui chi può scegliere tra queste due forme di cannabis sceglie il dronabinolo, è il fatto che quest’ultimo è legale.


fouriluogo.it


é stato utilizzato questo sito perchè è sembrato opportuno utilizzare una fonte redatta da persone che hanno sperimentato direttamente l'utilizzo della cannabis come medicinale, facendo riferimento anche ad associazioni che regolamentano la commercializzazione della stessa.







Usa. Importante associazione medica in difesa della marijuana terapeutica


Una delle maggiori organizzazioni mediche statunitensi ha pubblicato un rapporto, sottolineando i benefici della marijuana terapeutica per i malati gravi. I medici di questa associazione hanno demolito i miti sostenuti da coloro che si oppongono alla somministrazione della sostanza.
L'
America College of Physicians e' la piu' grande organizzazione per numero di specializzazioni al suo interno, ed e' la seconda per quanto riguarda il numero di iscritti. Sono iscritti 124 mila dottori (cardiologi, neurologi, oncologi, tra i tanti), e pubblica la rivista "Annals of Internal Medicine".
Nel rapporto, di dieci pagine, l'ACP spiega che il governo federale sbaglia nel classificare la marijuana come una sostanza non adatta al consumo medico, chiedendo che sia immediatamente rivisto lo "status della sostanza", fornendo prove della sua sicurezza ed efficacia per alcune malattie. L'ACP chiede anche che i consumatori/malati siano protetti dal pericolo di essere arrestati dagli agenti federali se la legge dello Stato ne consenta l'utilizzo.
L'associazione chiarisce, punto per punto, tutti gli argomenti usati dagli oppositori all'utilizzo della sostanza:
1) Il componente attivo della marijuana puo' dare sollievo ad alcuni sintomi dell'Aids, o della chemioterapia (nausea, perdita di appetito, dolori gravi), effetto non trovato in nessun altra medicina;
2) L'uso del vaporizzatore previene gli effetti del fumo, mentre conserva gli effetti della marijuana;
3) La pillola di THC chiamata Marinol, venduta come se fosse marijuana, ha in realta' dei limiti all'utilizzo, dovuti ad un lenta assimilazione ed effetti negativi molto gravi.
Il gruppo rappresenta 124 mila medici, i quali hanno dichiarato che e' tempo che la politica riconosca "che la marijuana ha dimostrato di essere efficace per curare alcuni sintomi, avendo inoltre una bassa tossicita'".

www.droghe aduc.it





CANNABIS AD USO TERAPEUTICO. DISPOSIZIONI RIGUARDANTI L'ACQUISTO, IL POSSESSO, LA COLTIVAZIONE, L'USO, IL TRASFERIMENTO ED IL TRASPORTO.


La presente proposta di legge e' elaborata in collaborazione con l'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori).
La proibizione della cannabis vale per tutti i cittadini, inclusi coloro che sono gravemente malati e che spesso soffrono in maniera insopportabile. Eppure sono numerosissimi gli studi e le sperimentazioni cliniche che dimostrano alcune importanti proprieta' terapeutiche della cannabis. Fra queste vi e' l'efficace azione terapeutica del dolore -in particolar modo di quello neuropatico- la nausea, il glaucoma, i disordini neuromotori. Inoltre la cannabis stimola l'appetito, specialmente nei pazienti affetti da Hiv, Aids, e demenza. Secondo studi recenti, la cannabis ha proprieta' inibitorie per alcuni tipi di tumori.

Sono moltissime le organizzazioni internazionali della salute che hanno espresso parere favorevole alla legalizzazione della cannabis per uso medico, sotto controllo del medico curante, e per la ricerca e sperimentazione clinica della cannabis.

Per questo e' necessario introdurre da subito fra i farmaci che gia' sono provvisti di autorizzazione al commercio, anche i derivati sintetici della cannabis, oggi disponibili nella gran parte dei Paesi europei. Ma questo non e' sufficiente. Secondo molte sperimentazioni cliniche e le testimonianze di moltissimi pazienti, uno dei problemi dei derivati sintetici della cannabis riguarda il metodo di somministrazione, che non e' in grado di dare all'organismo la quantita' sufficiente di cannabinoidi per alleviare efficacemente il dolore. Contrariamente al consumo di cannabis in forma naturale, ad esempio, la cannabis in pillole (Marinol) impiega da 1 a 4 ore per fare effetto. Inoltre, contrariamente alla coltivazione e all'acquisto di cannabis utilizzabile in forma naturale, la forma sintetica e' costosissima per l'utente e per il sistema sanitario, ad esclusivo beneficio delle case farmaceutiche che la producono.

Questa non e' una iniziativa legislativa che mira a legalizzare la cannabis; si vuole semplicemente dare corpo alla liberta' di ricerca medica, alla liberta' terapeutica, e all'esercizio pieno della libera professione medica. Chi violera' questa legge o ne fara' uso per fini diversi da quelli medici e di ricerca, sara' sempre e comunque soggetto alle sanzioni amministrative e penali previste nel Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. n. 309 del 9 ottobre 1990 e successive modifiche).

WWW.ADUC.IT



20 maggio 2008

INTRODUZIONE SULLE DROGHE

Definizione di droga:
Con il termine droga si indica ogni sostanza capace di alterare, gli equilibri dei diversi, ma interconnessi, livelli su cui può rappresentarsi il nostro essere: il livello biologico, quello psicologico e quello sociale. Le droghe modificano le condizioni normali dell'organismo e soprattutto agiscono sulle funzioni cerebrali, interferendo sulle normali attività delle cellule nervose. Per quanto riguarda l'equilibrio psicologico, le droghe compromettono la capacità di adattamento dell'individuo e possibilità che esso ha di far fronte a situazioni di disagio. Inoltre le droghe condizionano le possibilità d'inserimento sociale dell'individuo minando le sue capacità adattative e determinando l'emarginazione da parte del tessuto sociale.

Storia delle droghe:

Fino a qualche tempo fa', consultando il vocabolario, ricercando la parola “droga”, si poteva riscontrare la definizione di “sostanza vegetale secca usata per aromatizzare le vivande”; si intendevano in parole povere “la spezia”.
Da qualche anno a questa parte, invece, con il termine “droga” si intende ogni sostanza di origine naturale o industriale che agisce sulla mente e sul sistema nervoso dell'uomo, usata a scopo non terapeutico e quindi come sostanza stupefacente.
Le indagini storiche hanno dimostrato che la ricerca della manipolazione della coscienza, dell'alterazione degli stati della mente e del controllo del comportamento sono costanti della storia dell'umanità.
Attraverso le droghe l'uomo ha sempre cercato di curare il male, di fuggire agli affanni, alle preoccupazioni, alla tristezza, di rompere i vincoli della quotidianità, di acquisire una percezione mistica e giungere all'esperienza del sacro.
Storicamente le droghe sono state scoperte dall'uomo fin dall'antichità. La sua scoperta più antica fu l'alcool, questo dimostrabile in quanto sono stati trovati documenti antichissimi che attestano che l'uomo lo usasse o lo sapesse produrre. Già ai tempi degli antichi Egizi era in voga la produzione della Birra, ottenuta attraverso la fermentazione dell'orzo. Inoltre nell'impero romano l'uso delle droghe era frequente soprattutto da parte delle persone benestanti. Tali prodotti, provenienti dall' Oriente, avevano un costo notevolmente elevato e la necessità di procurarne di nuovi, fu una delle molle che spinse ai viaggi di esplorazione medievali.
Ma quali sono le ragioni di un fenomeno così vasto e radicato nella storia dell'umanità? Perché l'uomo ricerca con tanto accanimento di agire sugli stati di coscienza e di modificare i processi mentali, nonostante tutti i rischi e i danni che ciò comporta? Cosa lo spinge in pratica a consumare tali sostanze?
Forse può essere data una risposta considerando che l'uomo, in quanto essere intelligente, intende controllare la sua coscienza con strumenti artificiali, le droghe, così come controlla con utensili da lui messi a punto i fenomeni naturali e le cose che maggiormente lo coinvolgono.
Inoltre possono influire notevolmente sull' utilizzo delle sostanze vari fattori come la facile reperibilità, i disturbi della personalità e le malattie psichiatriche, la predisposizione genetica, un ambiente familiare poco felice, la pressione di gruppo esercitata dai coetanei, i rapporti umani non soddisfacenti, la mancanza di autostima, la ribellione giovanile ed il desiderio di provare "cose nuove", la noia e la disoccupazione.

Consigli morali:
E' bene ricordare comunque che semplici farmaci, come lo possono essere i comuni antidolorifici ed altri di facile reperimento e assunti abitualmente dalle persone, se assimilati in modo incongruo possono dar luogo a dipendenze anche gravi. L'uso di tali sostanze, se finalizzato alla ricerca di effetti piacevoli, comporta dosi e vie di somministrazioni differenti da quelle terapeutiche.
L'effetto dei farmaci dipende infatti sia dalla dose che dalla via di somministrazione: Un farmaco assunto per bocca può essere infatti solo parzialmente assimilato: la quota assorbita prima di arrivare al cervello può essere in parte inattivata dal fegato; per via venosa l'assimilazione sarà maggiore, mentre sarà intermedio tra la via orale e quella endovenosa se "sniffato" o "fumato".
Altro fattore di rilievo è la frequenza di assunzione, perché può determinare nell'organismo un accumulo di sostanza e di conseguenza una probabile tolleranza ad essa. Per tolleranza si intende l'adeguamento progressivo delle cellule agli effetti prodotti dal farmaco, con il risultato che per ottenere gli stessi effetti occorreranno dosi crescenti. La tolleranza può comunque variare da individuo a individuo.
Le droghe sono dunque sostanze che, se usate in modo scorretto, possono dare dipendenza fisica e psicologica.
L' utilizzo saltuario delle droghe a scopo d'abuso provoca un'intossicazione acuta, cioè una malattia di breve durata (ore o giorni).
Un uso ripetuto della sostanza può portare ad una intossicazione cronica cioè una malattia di lunga durata (mesi-anni). Una volta instaura questo tipo di dipendenza psicologica, la brusca sospensione del farmaco può dare luogo a crisi di astinenza e in alcuni casi a sindromi di astinenza fisica.
Nonostante il fatto che i fattori che spingono all'uso improprio di droga siano stati oggetto di numerose ricerche, anche all'estero, non è stata mai individuata una causa singola, né un modello coerente di cause multiple.

Paesi produttori
I maggiori centri di produzione di droghe naturali sono:
I paesi dell'area detta Mezzaluna d'Oro corrispondenti a Afghanistan, Iran e Pakistan che principalmente producono oppio, hashish e canapa indiana. La produzione di papavero da oppio è stata talmente incrementata durante il regime talebano che l'Afghanistan divenne il maggiore produttore mondiale con 500 t l'anno. Dopo il crollo del regime il nuovo governo ha cominciato a tentare di impedire la coltivazione del papavero da oppio con scarsi risultati considerando che le coltivazioni sono la principale fonte di introiti dei guerriglieri talebani antigovernativi. La maggior parte del raccolto della mezzaluna d'oro dopo essere stato trasformato in eroina grezza raggiunge la Turchia attraversando Pakistan e Iran dove viene raffinato e distribuito nei mercati europei.
Nel triangolo d'Oro, area montuosa di ca. 400.000 Km fra Birmania, Laos e Thailandia, si produce il 60-70% dell'oppio e dell'eroina che giunge ai mercati illegali della droga. All'inizio degli anni '90 la sola Birmania di nord-est forniva oltre 2 000 tonnellate d'oppio; importante anche la produzione laotiana (200-300 t) e thailandese (25-30 t). Ogni anno solo il 2% del raccolto viene intercettato dalle autorità nazionali e internazionali. Ogni volta che ricevono un grosso contributo finanziario da parte della Drugs Enforcement Agency (DEA) americana le guardie dell’esercito thai battono palmo a palmo il nord del Paese, distruggendo intere coltivazioni di papaveri e raffinerie di eroina, ma solo raramente arrestano i responsabili.
I paesi dell'America latina ( Messico,Colombia e Venezuela,Bolivia) che principalmente sono produttori di coca che viene importata negli Stati Uniti. Come in Afghanistan gli introiti di queste attività finanziano la guerriglia contro il governo colombiano. In Bolivia dove la coltivazione della coca e legale il governo ha annunciato che la produzione nazionale di coca verra aumentata da 12 mila a 20 mila ettari produzione che sicuramente almeno in parte sarà destinata alla produzione di cocaina destinata a finire nei mercati statunitensi e europei.
Le droghe sintetiche invece sono prodotti in tutta Europa principalmente in Olanda e nei paesi dell'est europeo.
www.stefanocanali.com

COMPOSIZIONE CHIMICA

L'ECSTASY O MDMA (3,4-METILENDIOXIMETAMFETAMINA) è un composto chimico semi-sintetico. L'MDMA venne brevettato nel 1913 da una compagnia tedesca chiamata Merck anche se il brevetto non ne contemplava i possibili usi.
Nel 1953 l'US Army Chemical Center se ne interessò brevemente concludendo che era meno tossico di altre sostanza conosciute e quindi non interessante dal punto di vista bellico. Rimase chiuso in un cassetto fino al 1976 quando Alexander Shulgin se ne interesso' per le sue qualità psicoattive. Chimicamente è un derivato dell'amfetamina (3,4-metilendioxiamfetamina), anche se per la sua sintesi si parte da un composto ottenibile attraverso l'estrazione da oli vegetali. Nella sua forma pura si presenta come una polvere cristallina bianca e la forma di somministrazione più utilizzata è l'assunzione per os.
Le dosi usuali sono comprese all'incirca tra gli 80 e i 160 mg, in quanto viene considerata dose efficace standard l'assunzione di 2 mg su kg di peso corporeo. Tuttavia occorre registrare che gli effetti della droga non sono strettamente correlati al peso dell'individuo.
La MDMA è una droga serotoninergica, in quanto influenza il normale metabolismo della serotonina. La serotonina è uno dei maggiori neurotrasmettitori cerebrali, è sintetizzata in neuroni specifici e immagazzinata nelle vescicole sinaptiche. Le funzioni di questo neurotrasmettitore sono numerose e pare correlato ad esso il controllo dell'appetito (gli anoressizzanti utilizzati nelle diete sono amfetamine), il sonno, la memoria e l'apprendimento, la termoregolazione, l'umore, il comportamento, le funzioni cardiovascolari, le contrazioni muscolari, la regolazione endocrina e la depressione.
Nel corso del suo metabolismo normale la serotonina viene rilasciata nello spazio fra due neuroni e interagisce con dei recettori presenti sulla superficie dei neuroni stessi determinando l'attivazione delle diverse reazioni dell'organismo. Espletata la sua funzione di mediatore, una parte viene "riassorbita" e immagazzinata per usi futuri ( procedimento che prende il nome di reuptake), una parte viene metabolizzata dalle monoammino ossidasi (MAO).
L'ecstasy agisce bloccando il reuptake della serotonina in maniera molto simile a quei farmaci antidepressivi come la fluoxetina (Prozac). Diversamente da questi medicinali, tuttavia, la MDMA entra nei neuroni e favorisce il rilascio di ulteriore serotonina.

(/www.stradanove.net/)

eroina

L'eroina (diacetilmorfina) è una sostanza semisintetica ottenuta dall'alcaloide morfina per reazione con l'anidride acetica. La dipendenza da eroina è identica a quella da morfina, ma si instaura più in fretta e con quantitativi di sostanza più bassi. Anche le dosi letali sono più basse, per cui il rischio di overdose è maggiore. Gli alcaloidi sono senza dubbio le sostanze che inducono maggiori effetti sugli organismi animali tra i costituenti delle piante, i più studiati ed utilizzati dalla farmacologia ufficiale. Si estraggono dalla pianta tramite processi:

* di sublimazione (evaporazione e deposito cristallino su superficie fredda)

* tramite soluzione (cocaina in gasolio)

* residuo di distillazione.

Nella macerazione idralcolica si liberano spesso se il soluto viene acidulato (aceto, succo di limone, acido ascorbico).

oppio

L'oppio è molto ricco di sostanze alcaloidi o lievemente basiche: di queste, quelle con struttura chimica fenantrenica (morfina, codeina e tebaina) sono analgesiche, costipanti ed euforizzanti, mentre quelle isochinoliniche (papaverina, noscapina, narceina) sono solo spasmolitiche. L'azione analgesica ed euforizzante, sfruttata in medicina e a scopo ricreativo dai tossicodipendenti, è dovuta soprattutto alla morfina, che è presente nell'oppio dal 2%-3% in peso (oppio cinese) fino al 20% della varietà turca karahissar (montagna nera). La farmacopea ufficiale italiana ammette l'uso

terapeutico di oppio ma specifica che il suo contenuto di morfina deve essere compreso fra il 9,8% e il 10,2%.

cocaina

È un alcaloide che si ottiene dalle foglie della coca (Erythroxylum coca), pianta originaria del Sud America, principalmente del Perù e della Bolivia, o per sintesi dall'ecgonina.


Formula chimica:

C17H21NO4; massa molecolare: 303,36 amu; punto di fusione: 98 °C; si presenta sotto forma di cristalli bianchi, inodori e amari.


Esistono vari nomi gergali per definire la cocaina che variano in relazione alla zona geografica, i più diffusi sono: coca, neve, bianca, cubaita, polvere di stelle e polvere d'angelo, piscia di gatto, barella, merce, bamba, dinamite, granita, svelta, bonza, bagna, shoppa,ollu bagna, sciusta, ecc.(www.wikipedia.com)


LA COMPOSIZIONE CHIMICA DEL CANNABIS

I recettori cannabinoidi sono una classe di recettori della famiglia dei recettori accoppiati alla proteina G. La stimolazione dei recettori cannabinoidi inibisce l'enzima adenil-ciclasi e quindi la produzione di AMP ciclico, effetto contrario a quello della caffeina.I loro ligandi sono i cannabinoidi: endocannabinoidi, cannabinoidi naturali e cannabinoidi di sintesi.Attualmente si conoscono due tipi di recettori cannabinoidi: il recettore CB1, scoperto nel 1990 , e il recettore CB2, individuato nel 1993. Alcuni ricercatori suppongono l'esistenza di un terzo tipo di recettore, ma ciò non è stato ancora confermato.I recettori CB1 si trovano principalmente nell'encefalo, in particolare nei gangli basali, globus pallidus e substantia nigra e, in misura minore, nel cervelletto, nell'ippocampo, nel nucleo caudato, nel putamen, nell'ipotalamo e nell'amigdala. Sono stati inoltre individuati, ma con minore densità, anche nei polmoni, nel fegato, nei reni e nelle cellule dell'apparato riproduttivo sia maschile che femminile. I recettori CB1 sono invece assenti nel midollo allungato, la parte del sistema nervoso che presiede al controllo delle funzioni respiratorie e cardiovascolari. La stimolazione dei recettori CB1 rende conto degli effetti euforizzanti dei cannabinoidi ma anche della loro azione antiemetica, antiossidante, ipotensiva, immunosoppressiva,antinfiammatoria, analgesica,antispastica e stimolante dell'appetito.Si è a lungo ritenuto che i recettori CB2 si trovassero quasi esclusivamente sulle cellule T del sistema immunitario, con la più alta densità a livello della milza. Un recente studio[1] ha invece mostrato la loro presenza anche a livello del sistema nervoso centrale. La stimolazione dei recettori CB2 sembra essere responsabile principalmente della azione infiammatoria e immunomodulatrice dei cannabinoidi.La struttura chimica dei cannabinoidi può essere descritta come quella di un terpene unito ad un resorcinolo a sostituzione alchilica, oppure come quella di un sistema ad anello benzopiranico. Le due descrizioni implicano anche una nomenclatura differente, con la prima il principale cannabinoide viene definito come delta-1-tetraidrocannabinolo (delta-1-THC) mentre con la seconda diventa delta-9-THC (entrambi d'ora in poi semplicemente THC).

I cannabinoidi finora riscontrati si possono dividere in "tipi" chimici (tra parentesi l'abbreviazione e il numero di composti):

  • tipo cannabigerolo (CBG; 6);

  • tipo cannabicromene (CBC; 5);

  • tipo cannabidiolo (CBD; 7);

  • tipo delta-9-THC (D-9-THC; 9);

  • tipo delta-8-THC (D-8-THC; 1, prob. artefatto);

  • tipo cannabinolo (CBN; 1, prob. artefatto);

  • tipo cannabinodiolo (prob. artefatto);

  • tipo cannabiciclolo (3);

  • tipo cannabielsoino (5);

  • tipo canabitriolo (9);

  • tetraidrocannabivarina (THCV)

Contenuto in THC [modifica]

Nelle varietà con effetti psicoattivi, la percentuale di THC può variare dal 7% al 14%.
È stato ipotizzato da alcuni che il mercato illegale della cannabis britannico sia dominato da varietà estremamente ricche in THC, fino a 20 volte i livelli normali, ovvero fino ad una concentrazione del 30%, ma nel settembre del 2007 studi non ancora pubblicati dell'università di Oxford ma anticipati dal Professor Iversen[16] [17] asseriscono che per quanto riguarda il mercato della cannabis britannica, i contenuti in THC della droga in vendita non sono in media superiori al 14%, ovvero sono solo raddoppiati dal 1995 al 2005, e che il campione con il più elevato tenore di THC non supererebbe il 24%. A facilitare il percorso verso % più elevate è stata la tecnica di coltura indoor che permette di ottimizzare la qualità del prodotto. Infatti, non è detto che non esistano varietà molto più ricche in THC, ma esse non sono dominanti sul mercato e probabilmente limitato ad una cerchia più ristretta del mercato.